giovedì 27 aprile 2017

Chi salva una vita


Non mi sono mai piaciute le classificazioni, di qualsiasi genere fossero. E il fatto di essere parte io per prima di una sorta di gruppo a sè del genere umano, quello delle persone disabili, mi è sempre stato piuttosto difficile da digerire. 

Verso la fine dell'università mi sono resa conto però che a una distinzione in particolare avrei per forza dovuto cedere: così mi sono decisa a iscrivermi alle categorie protette del centro dell'impiego.

Una sezione che per anni ho considerato una sorta di corsia preferenziale. Come se in un paese in cui il lavoro arranca per tutti, e con il desiderio bruciante di dimostrarmi all'altezza del mondo, non fosse giusto godere di questo privilegio. 

Quando sono riuscita a fare pace con quello che in realtà era un mio diritto ho capito che per trovare lavoro ci sarebbero voluti impegno, esperienza, studio. Che la concorrenza esiste sempre e le occasioni di crescita non piovono quasi mai dal cielo, nemmeno se hai il timbro 'categorie protette' stampato sul curriculum. 

All'inizio di quest'anno il Jobs Act ha stabilito nuove regole per l'impiego di dipendenti disabili. In pratica si prevede l'assunzione di più disabili e maggiori sanzioni per le aziende che non rispettano queste disposizioni. Dall'entrata in vigore del regolamento i portali delle agenzie interinali e dei centri per l'impiego si sono riempiti di offertre e richieste di lavoro e insieme a loroo il web si è popolato delle storie di chi ce l'ha fatta. 

Cone quella raccontata dall'associazione delle persone con Sindrome di Down; tra le notizie pubblicate compare anche quella di Francesco, impiegato del reparto vendite nel negozio Ikea di Bari, che dopo un anno di tirocinio ha festeggiato la proroga del contratto di assunzione.

Nella luce che illumina il suo volto, circondato dagli scaffali e dalle bolle di vendita, intravedo un po' della mia stessa soddisfazione. E immagino la medesima fatica nell'accettare di trovare la propria direzione lavorativa seguendo un percorso apparentemente semplice, agevolato, ma che in realtà di leggero ha davvero molto poco. 

Perchè passa attraverso una modulistica a volte complicata, visite di accertamento, colloqui e tanta, tantissima, voglia di fare. E passa anche attraverso un titolare, che quando offre a un lavoratore delle cateogorie protette la possibilità di avere uno scopo, colleghi con cui lavorare e impegni quotidiani, non sta solo compiendo il gesto meccanico di rispettare una legge; gli sta in qualche modo salvando la vita.

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