giovedì 14 luglio 2016

Noi come lei


Qualche settimana fa ho letto la storia di una ragazza, Hallee Sorenson, che lo scorso anno ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno in solitudine, perchè i suoi invitati non si sono presentati. E molti senza nemmeno avvisare.

A raccontarcelo è la cugina Rebecca, che su Facebook ha condiviso uno scatto della ragazza mentre spegne le candeline di una torta che mangeranno solo pochi parenti. In una stanza tutta palloncini e striscioni, ma senza amici a renderla allegra.

La storia di Hallee raccontata così non sembrerebbe nulla di più che una ferita bastarda di quelle che prima o poi capitano a tutti nella vita. A rincarare la dose però ci si mette anche l'autismo, di cui Halle soffre da sempre. E che secondo la cugina è causa primaria e unica ragione per una festa tanto silenziosa.

A sentire questo racconto ci si gonfia il cuore in un secondo e ci scopriamo a farlo un po' nostro. A condividerlo, commentarlo dove ci capita. Sui social network o al bar del centro, come ci viene più facile. Con molta commozione o un pizzico di rabbia, a seconda che siano tanto più o tristi o inferocite le nostre ferite passate e presenti.
 
Con l'avvicinarsi del diciannovesimo compleanno, che la ragazza ha festeggiato lo scorso 2 luglio, la cugina ha pensato di giocare d'anticipo, mobilitando nei mesi l'intera comunità di Facebook che ha risposto partecipando ai festeggiamenti e con l'invio massiccio di cartoline e biglietti di auguri. Ne sono state spedite a migliaia, da leggere almeno fino al prossimo anno.


In questo turbinio di festeggiamenti c'è chi sul web s'è molto indignato, commentando la vergogna del consueto buonismo da social network. Che ci fa condividere e cliccare su internet senza davvero metterci in gioco. Che sembra farsi vivo sempre e solo a nostro uso, quando si tratta di spedire una cartolina, che fa tanta scena ma costa poca fatica.

La verità è che a spingerci a condividere questa storia e tutte le altre che popolano il web non sono il buonismo e nemmeno la pietà. Solo sana empatia.


Se ci pensiamo bene, in effetti, la storia di questa ragazza ci colpisce perchè sappiamo tutti quel che si prova.  Quando a scuola o tra gli amici ci siamo sentiti esclusi, diversi, incompleti abbiamo provato la stessa sensazione. A smuovere i nostri animi è il pensiero che tanto per cambiare non sia la ragazza disabile a essere uguale a tutti gli altri, quelli normali. Ma siano tutti gli altri a essere stati, almeno una volta nella vita, uguali a lei. 
Crescendo capiamo che non esiste un antidoto universale. Che per quanto ingiusto possa sembrare e per quanti sforzi si possano fare ci sarà sempre qualcuno di escluso, per tante ragioni diverse.

Crescendo, capiamo che esiste solo il meglio che ognuno di noi può dare. E se in questa storia il meglio di cui c'è bisogno è un biglietto d'auguri ebbene sia. Nessuno è in grado di giudicare cosa sia giusto o meno fare per rendere felice la giornata di qualcuno. Buon compleanno, Hallee.




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