giovedì 23 giugno 2016

Ricordati

 
Una notte mi rigiravo nel letto.

Pensavo che ho ventisette anni e metà della mia vita - forse pure un po' di più - l'ho passata a crucciarmi per qualcosa. Principalmente per quel che non sono. Quel che non ho o non so proprio fare e forse non imparerò mai. Un terzo delle mie giornate lo investo a preoccuparmi, domandarmi se ho fatto abbastanza in questa o quella situazione.

Mi rigiravo ancora quando un ricordo mi ha attraversato la mente.

E' estate tutte le volte che sei troppo impegnata a vivere


E' estate tutte le volte che inforchi la bicicletta. Che fuori c'è il sole. La panetteria sforna le brioches e i ragazzi le divorano prima di entrare in classe a dare gli esami.

E' estate tutte le volte che indossi un paio di calzoncini. Un cappello di paglia. Una gonna a pieghe che fa gli sbuffi quando salti.
 
Ogni volta che ti sfili le scarpe e gironzoli a piedi nudi per la casa. 

Tutte le volte che guardi un palloncino volare via. Una lanterna illuminata che va al cielo, alta sulle mani di due sposini in un giorno di caldo e riso innamorato.

sabato 18 giugno 2016

L'ottimismo delle otto e quarantotto


Quando rientro a casa dopo una giornata sfibrante. La radio a tutto volume e il finestrino abbassato. Una mano staccata dal volante che si muove a ritmo di musica. E spero 'Domani andrà meglio'.

Quando mi infilo un vestito bello da morire, un po' fuori dai miei soliti schemi. Che mette in risalto i miei pregi e anche un paio di difetti. Faccio una giravolta e la gonna mi fa il giro tutto intorno, una ruota panoramica che vedo solo io. E penso 'Fanculo i difetti, oggi mi vesto come mi pare'.


Quando nelle sere d'estate trascino una sedia sul balcone e sorseggio il caffè al fresco. Senza zanzare e con tutta la luce del tramonto. Quando mi scappa un sospiro e penso 'Voglio abbronzarmi alla grande. A costo di prendere il sole sdraiata in cortile'.


Quando saltabecco da una commissione all'altra, il cellulare alla mano per non dimenticare nulla e l'ansia a manetta di non fare in tempo. Un bimbetto sul monopattino mi intralcia un po' la strada, ma poi si ferma e mi fa 'ciao' con la mano. Mi vien da sorridere e l'ansia sparisce.

Quando in ufficio sono le otto e quarantotto del mattino. Ho un sacco di cose da fare, di email da leggere e di scadenze da controllare. Ma poi ci rifletto e mi faccio coraggio 'Una cosa alla volta e faccio tutto. Come sempre'.

Quando mi infagotto nel divano di casa e penso che non ho proprio voglia di uscire dal torpore. Quando poi mi faccio forza, mi alzo e vado a camminare. E rientro stanca, sudata e un po' più serena.

Quando mi sento l'ottimismo addosso, il senso di coraggio, la voglia di fare. Anche solo per mezzo secondo.

Quel respiro profondo che mi viene istintivo di fronte ai problemi. E poi il pensiero che 'Sì, ce la posso fare'.

Essere sicuri di farcela non è ottimismo, è semplice consapevolezza di saper fare qualcosa.

Al contrario, non essere sicuri di farcela. Tenersi il dubbio dentro ma ripetersi senza sosta che invece sì, possiamo farcela lo stesso. Nonostante tutto e nonostante tutti.

Nonostante noi stessi e le nostre incapacità, noi ce la possiamo fare.

 Pronunciare questa frase è il vero ottimismo.


Buon farcela!

giovedì 2 giugno 2016

Piccolissima me


Quando andavo alle elementari c'era questa stanzetta in cui mi piaceva rintanarmi ogni volta che potevo. Dentro una sedia e un tavolino. Su una parete faldoni, regsitri, burocrazia varia. Sull'altra, una fila di libri consumati, tutti rigorosamente targati Battello a Vapore, la collana di libri per bambini per definizione. 

Una volta al mese, a turno, tutti gli alunni facevano la spola tra le classi e questa biblioteca improvvisata. Sceglievano un libro, a volte anche due, poi la maestra faceva un timbro sul diario per ricordare la data del prestito. Passavano trenta giorni o poco più e il rituale si ripeteva.