giovedì 21 aprile 2016

Teoria dell'invisibilità


Quando sei disabile ci sono giorni in cui vorresti che tutti sapessero, che tutti capissero. Che camminando per la strada tutti potessero, in un solo potentissimo sguardo, sentirsi addosso per un istante la fatica che hai sulle spalle ogni giorno. Ti risparmieresti così l'impiccio di spiegare, di giustificare, di argomentare. Perchè ti serve aiuto per fare questa o quella cosa. Se hai avuto un incidente o ci sei nato con la tua malattia. Se sei felice o non lo sei.

Quando sei disabile ci sono anche giorni in cui vorresti che nessuno vedesse. Che tutti, ma proprio tutti, si facessero gli affari propri e ti lasciassero combattere la tua battaglia come meglio credi. Che non consigliassero. Tanto meno ti incoraggiassero a essere forte, ottimista. A cercare conforto in chi è simile a te. A sentirti speciale. Proprio in quei giorni che nel tuo corpo mal fatto e senza un perchè non ti riesce davvero di vederci qualcosa di bello, figuriamoci speciale.

E' una cosa strana la teoria dell'invisibilità.

E' quello strano fenomeno per cui si vuole essere visti e insieme non visti. Essere ascoltati ma anche un po' lasciati in solitudine. E tocca tutte le persone che abbiano attraversato un periodo difficile, temporaneo o permanente che sia.

E per quanto possa sembrare un paradosso la possibilità di essere ogni giorno più o meno esposti allo sguardo degli altri, come sotto un mantello dell'invisibilità che oggi c'è e domani non si sa, è già di per sé un piccolo privilegio.

Perchè ci sono persone che sono invisibili sempre e da sotto a quel mantello non possono uscire mai, nemmeno quando vorrebbero farlo. Ci sono malattie sconosciute, ignorate che chiedono di essere viste ma senza successo.

Chiara De Marchi è una fotografa e artista che da circa un anno lavora al progetto 'Invisible Body Disabilities' raccontando parole e emozioni di persone diverse e tutte affette dalle cosiddette malattie invisibili, come il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa.

I suoi scatti parlano di cicatrici che si rafforzano nell'animo prima ancora che sulla pelle. Di malattie subdole e balorde che consumano i volti e accartocciano i pensieri. Di persone che si scoprono a programmare il futuro con coraggio nonostante le incertezze della malattia.

E di una verità dettata dall'esperienza: che peggio di non essere capiti e essere osservati con occhi curiosi e un po' indiscreti c'è soltanto il non essere visti del tutto. Perchè domandare, osservare e perfino giudicare significa anche un po' capire, o quanto meno iniziare a farlo.

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