venerdì 11 settembre 2015

#ANDARELONTANO

E voi...siete pronti? 

Come per cosa? Per fare quello che dovreste fare oggi - o domani o...peggio ancora... che dovevate fare ieri l'altro! -. 
Dico, siete pronti? E badate bene, pronti vuol dire PRONTI!  A dare il massimo che più massimo non si può. Pronti, scattanti. Senza esitazioni. Senza nemmeno il primo caffè del mattino. Quel 'pronti' lì.

[Quindi] mi incalza ella, la vocina malefica nella testa, [Sei pronta??]

...aehmm..Oddio, pronta, pronta non è che mi ci senta granchè..è più un Almost Ready il mio, ecco. Un quasi pronta. Un accenno della vaga sensazione dell'essere pronti. Un moto di speranza rispetto all'eventualità che, impegnandomi molto, io possa a un certo punto essere 'prontina' all'azione.

Si insomma, no. Non son pronta...contenta? 

[Ah... quindi non seei pronta?] pronuncia glaciale la vocina... [e io ti grido 'Gooo!'].

Cosa mi gridi, tu?

[Gooooo!!! Vaiii! Su, su! Muovitiperlamiseria!!]



Come all'inizio di una partita alla Play Station, con la vocetta elettronica che ti strilla nelle orecchie ..'Ready? Go!' e te che inizi a sparare palline colorate con tutte le tue forze. Una in fila all'altra, osservandole sadicamente esplodere in un caleidoscopio di psichedelici colori.  

E dai che ve lo ricordate anche voi! Il più diabolico dei giochi elettronici, oltre che il mio preferito. Il famigerato PuzzleBubble. Alias Il Gioco delle Palline. Sì, è lui. Quello in cui fai esplodere tre palline dello stesso colore per evitare che tutte le restanti palline scompagnate ti schiaccino senza pietà. 

Il primo giorno di scuola è così. 

Una voce che chiede insistentemente se sei pronto, - solitamente riconducibile al grido disperato di tua madre che se hai dieci anni sta allacciando il grembiulino tuo e contemporaneamente quello di un tot a caso di altri bambini, da uno a dieci nel peggiore dei casi. Con la restante mano finisce di truccarsi un occhio, pulisce la lettiera del gatto, carica la lavatrice e ricorda a tua nonna che 'No, i bambini non verranno a giocare questo pomeriggio perchè devono fare i compiti' - . Che di sicuro sono ancora quelli delle vacanze estive. Se invece di anni ne hai dai dodici in su, la scena sarà all'incirca la stessa. Ma senza il grembiule.

Un atroce dubbio semina in te radici profondissime e quasi impossibili da recidere mentre ti domandi, in tutta onestà, se non sia meglio rispondere il vero, che 'no, non sei pronto un cavolo', e ipotizzare seriamente di restartene a casa per il resto dell'anno scolastico. O anche solo per oggi.

La consapevolezza che, alla fine, di nient'altro si trattava se non di una dannatissima domanda retorica. Un quesito buttato a casaccio dal perfido genitore. Una burla del destino. 

E infine, una sola inconfutabile certezza. Pronto o non pronto che tu sia, a un certo punto qualcuno afferrerà la tua mano e lo dirà. Con energia e convinzione.

'Andiamo!' 

E tu che farai..? La sola cosa da fare, amico mio..Andrai! 

Perchè non esiste un modo per essere assolutamente pronti ad affrontare il mondo. A scuola o al lavoro. Esiste il modo che scegliamo noi di provare a mettercela tutta; di trovare la nostra dimensione e di cavarcela al meglio. Di andare. E tutto sommato, pronti o non pronti che siamo, il nostro meglio sara più che sufficiente. 

Questo post è per chi sta iniziando o ricominciando qualcosa. La scuola, il lavoro dopo due settimane di ferie beate al sole, una partita di PuzzleBubble (mi raccomando, falle esplodere tuuutte!), un nuovo progetto, un corso universitario, la dieta o semplicemente a chi oggi inizia una nuova giornata. Perchè riesca a trovare il modo giusto di #andarelontano

L'ispirazione me l'ha data Fondazione Telethon che per questo nuovo anno scolastico dedica un pensiero a tutti i genitori che cercano il loro modo per essere pronti al prossimo lunedì mattina. Con tutto ciò che comporta.

Come correre per buttarsi già dal letto. La cartella che profuma di nuovo. Il traffico. I grembiuli slacciati. L'aria frizzantina di settembre. Il primo consiglio di classe. I test d'ingresso e i ripassoni di fine estate. E dopo poche settimane la cartella sfasciata e il diario sempre immacolato, 'ma davvero per domani non ho niente!'. Le interrogazioni. La partita di calcio il giorno prima della verifica, che 'ci vai solo se hai studiato!'. La recita di Natale se i figli vanno alle elementari. Lo School Party se fanno le superiori - che allora sì, cari genitori, che sarebbe stata meglio la recita con le renne e gli angioletti! -. E poi i sorrisi sdentati dei sei anni e a quelli con l'apparecchio dei sedici. Il grembiule da infilare col girotondo. La merenda nella tasca davanti dello zaino. I baci rubati  prima di salutarsi.

"Il primo giorno di scuola è una tappa importante per i bambini che lo affrontano e per i loro genitori. Una tappa della vita che tutti hanno il diritto di vivere e superare per affrontare nuove sfide. Auguriamo a tutti i bimbi e a tutti i genitori un buon inizio di anno scolastico e lavoriamo ogni giorno perché anche i bambini che lottano contro una malattia genetica possano #andarelontano"



1 commento:

  1. Eheh, ora che si lavora si guarda proprio con altri occhi il primo giorno di scuola eh?! Ma si deve dare il massimo sempre, in qualsiasi ambito secondo me... Quindi faccio mio questo messaggio, anche se a scuola purtroppo o per fortuna non ci vado più! ;)

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